Diamo un’altra possibilità a Facebook.
L’unico posto dove puoi comprare un divano vintage, scoprire la sagra della porchetta e spiare i tuoi ex compagni di classe. Non è poco.
"Facebook è roba da boomer", "Facebook è finito", "Chi usa ancora Facebook nel 2025?". Eppure, mentre tutti corrono dietro all'ultimo trend di TikTok o al reel più virale di Instagram, io mi ritrovo a pensare che forse abbiamo buttato via il bambino con l'acqua sporca.
Perché sì, Facebook non ha più il fascino della novità, non detta più i linguaggi comunicativi del momento, ma ha qualcosa che gli altri social si sognano: l'utilità vera, quella che ti risolve i problemi della vita reale.
Breve premessa
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La salvezza della provincia
Se vivi in una città di trentamila abitanti e vuoi sapere cosa succede nel weekend, Facebook è una miniera d'oro. Mentre su Instagram trovi solo i locali fighi di Milangeles e su TikTok i posti che vanno di moda, Facebook ti racconta la vita vera della provincia, quella che non fa audience ma che esiste e pulsa.
È l'unico posto dove scopri che a venti chilometri da casa tua c'è un festival di musica folk di cui non avevi mai sentito parlare. O dove vieni a sapere che la biblioteca comunale ha aperto un corso di ceramica proprio quando ne avevi bisogno.
Marketplace
Dimenticati Vinted e le app di seconda mano. Il vero affare si fa su Facebook Marketplace, il mercatino delle pulci digitale dove puoi trovare davvero di tutto.
Ma la cosa più bella è il rituale che si crea: la contrattazione via chat, il "viene a prenderlo lei?", gli incontri nei parcheggi dei supermercati per scambiarsi oggetti e soldi come fossimo spacciatori di modernariato.
Il museo dei ricordi
Facebook è diventato senza volerlo il nostro archivio personale. Dodici anni di foto, stati d'animo, check-in, ricordi che riaffiorano grazie agli algoritmi dei "Ricordi".
È il posto dove ritrovi te stesso di dieci anni fa, tra outfit osceni, stati, challenge e commenti che superano qualsiasi livello di cringe immaginabile.
E poi ci sono loro: i compagni del liceo che non senti da una vita ma che continuano a postare. Non vi parlate mai, ma attraverso Facebook sapete tutto delle vostre vite parallele.
Ciao mamme
Forse la cosa più sottovalutata di Facebook sono i gruppi, quella dimensione semi-privata dove nascono le comunità più strane e meravigliose. Il gruppo degli appassionati di piante grasse che si scambiano talee, quello delle neo mamme che si scambiano consigli.
Sono luoghi digitali dove la gente si aiuta davvero: ti prestano il trapano, ti consigliano il pediatra, ti passano la ricetta della torta della nonna. È il lato umano del social, quello che ti fa credere ancora nella gentilezza delle persone.
Non è tutto bellissimo.
Ma non facciamoci illusioni. Facebook non è tutto rose e fiori. È anche il regno delle fake news che circolano alla velocità della luce tra i nostri zii e delle teorie complottiste condivise senza verifica. È il posto dove il rage baiting fa il botto e ogni notizia diventa pretesto per guerre ideologiche nei commenti.
La disinformazione trova terreno fertile in una popolazione che spesso non ha gli strumenti per distinguere il vero dal falso. I boomer condividono articoli senza leggerli, i giovani scappano proprio per questo motivo, creando una camera dell'eco generazionale che non fa bene a nessuno.
Forse vale la pena di riprovarci
Nonostante tutto, credo che Facebook meriti una seconda possibilità. Non come il social del futuro, ma come quello che sa essere ancora utile nel presente. È il social delle cose concrete, della vita vera, dei problemi che si risolvono.
In un panorama social sempre più performativo e artificiale, Facebook rimane testardamente autentico. E forse, in fondo, è proprio quello di cui abbiamo bisogno.
A proposito
Su Facebook esistono ancora le pagine più belle di tutta la nostra esistenza sui social. Carabinieri che indicano cose, agnelli di pasta di mandorla brutti, bagni orrendi.
Un’altra pagina epica è questa che raccoglie tutte le foto di persone che provano a vendere il loro specchio su marketplace.
Ripercorriamo la storia di Facebook attraverso l’UI
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