6 Commenti
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Avatar di Elena Sacco

D'accordo al 100%. Da grande estimatrice della radio (ma non ci sono più i DJ di una volta), i podcast sono stati una ventata d'ossigeno ed è proprio con Veleno che ho iniziato ad ascoltarli. Poi mi sono stufata del "tutto uguale". La stessa minestra scaldata 100 volte, poca diversità, tanto bla bla bla che non tocca le corde del "mai sentito dire/pensare". Ora mi concentro sui post di informazione, e il mio preferito è Morning, de Il Post.

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Avatar di smarTalks

I podcast giornalieri di informazione funzionano e funzioneranno sempre proprio perché sono dei veri podcast! È come ascoltare il giornale radio ma con la comodità dello streaming. Più informazione e meno salotti 🫶🏼

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Avatar di Marta Delpiano

Grazie per averlo scritto così chiaramente.

Raccontare storie, e raccontarle bene, è forse oggi la parte più difficile del gioco. Non solo perché richiede tempo, concentrazione e intenzione, ma anche perché forse non sappiamo più a chi stiamo parlando. La mia è una provocazione aperta: il nostro pubblico è ancora pronto a restare? A seguire una narrazione senza scorciatoie visive?

Mi chiedo anche se questo “appiattimento” sia già arrivato anche alle newsletter, o se sia uno degli ultimi spazi rimasti saldi. La mia sensazione è che piattaforme come Substack siano ancora un rifugio per contenuti in un certo senso più veri: non che non ce ne siano anche su altre piattaforme, ma proporzionalmente penso che qui, chi legge, deve scegliere di farlo. Deve arrivare fino in fondo. Deve impegnarsi. E questo gesto semplice, ma attivo fa la differenza.

Le mie sono newsletter lunghe (lunghe da leggere e lunghissime da scrivere), e sapendo la tendenza che ha il modo di fruire passivamente i contenuti, so che le leggeranno in pochi: ma quei pochi ci sono, sono i miei pochi, e so che leggono davvero.

Alla fine, credo succeda un po' così: il contenuto povero, prima o poi, perde valore da solo. Lo lasci andare. Ti accorgi che non ti dà più niente (un po' come le persone). E smetti.

Anche solo perché ogni tanto qualcuno ti ricorda, come avete fatto voi, che la qualità si sente. Sempre.

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Avatar di smarTalks
Jun 5Modificato

Che bel pensiero. Grazie davvero.

Leggere un commento così sotto a una newsletter vale più di mille like sotto un carosello, e credo che chiunque lavori con i contenuti lo sappia.

Anch’io sono convinto che la qualità delle persone che ti seguono valga molto più della quantità. Quelle che leggono fino in fondo, che si fermano a riflettere, che rispondono. Quei pochi, come dici tu, sono tutto.

Allo stesso tempo, però, sappiamo che le piattaforme ci impongono delle regole. E se ci lavori dentro, devi farci i conti.

Substack, per ora, è ancora un rifugio ma anche qui, senza un algoritmo che ti spinge, raggiungere nuove persone è complicato. Quindi finisci per usare altri canali per portarle qui e ti concentri di nuovo sui numeri.

Perché se non hai certi numeri, non monetizzi e, se non monetizzi, non mangi.

Credo che la verità stia nel mezzo: continuare a curare la qualità dei contenuti e delle relazioni, pur sapendo che la quantità è ciò che ti permette di farlo a lungo.

Ma la cosa importante è avere consapevolezza.

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Avatar di Carolina Guajana

Verissimo

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Avatar di Gaia Gambaro

💖

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